Gli elementi dentali sono tra i reperti archeologici che meglio si conservano; lo studio dei denti si è quindi rivelato utile, nel corso del tempo, ad approfondire i processi evolutivi degli animali e degli uomini.
Da questa prospettiva partono gli studi della professoressa di antropologia Debbie Guatelli-Steinberg, dell’Ohio State University. Nel suo nuovo libro: “Cosa rivelano i denti sull’evoluzione umana“, l’antropologa americana delinea un’ampia panoramica riguardo a quello che gli scienziati hanno imparato a conoscere sui nostri antenati proprio grazie allo studio denti fossili.
Lo studio dei denti è fondamentale per rispondere a interrogativi su: dieta, storia e abitudini di vita dei nostri antenati umani.
Studio dei denti e vita dell’uomo
Nello studio della specie umana i denti sono uno strumento comparativo molto importante, attraverso lo studio dei denti, della loro conformazione e della loro usura, è possibile ricostruire le varie tappe dei processi evolutivi e caratterizzare una specie piuttosto che un’altra.
Molto interessante è per esempio l’evoluzione della famiglia degli Hominini, al quale anche l’uomo appartiene. Prendendo in esame i primati fossili, si nota come il numero di denti presenti nelle Proscimmie varia di specie in specie, passando da un numero di 44, con il Purgatorius, vissuto circa 70 milioni di anni fa, fino ad arrivare ai 36 denti dei primati vissuti nell’Eocene.
Con la comparsa delle grandi scimmie antropomorfe, circa 35 milioni di anni fa, il numero di denti si attestò da 36 a 32. Oggi la cavità orale di un essere umano dispone di 32 denti.
I nostri denti si sono adattati per permetterci di seguire la molteplicità di regimi alimentari che oggi adottiamo.
A fornire ulteriori informazioni ai ricercatori anche la composizione chimica dei denti. Gli scienziati sono in grado di identificare isotopi stabili e tracce di elementi nei fossili dei denti portati alla luce dagli archeologi. Dallo studio dei denti fossili è possibile determinare la dieta dei nostri predecessori.
Anche la nostra dieta è scritta sui nostri denti: la nostra epoca è contraddistinta dai diffusi problemi di carie e dall’accumulo di placca e tartaro. Così come sarà particolarmente evidente la diffusa patologia dei denti del giudizio inclusi, che dai tempi della rivoluzione industriale a oggi è diventata dieci volte più comune.
Si sta assistendo infatti a una progressiva involuzione delle dimensioni dei mascellari a cui si aggiunge un aumento della dimensione della cavità cranica. Questo comporta una sempre più frequente mancata eruzione del terzo molare.
Lo studio dei denti dunque sta diventando sempre più centrale nello studio dell’evoluzione umana, grazie anche ai sofisticatissimi strumenti di ricerca. Tecnologie come le microtac infatti permettono di studiare a fondo anche la polpa dentaria senta dover sezionare l’elemento. L’analisi della polpa del dente permette di avere informazioni sulla dieta e anche su eventuali traumi subiti.
Lo studio dei denti del Neanderthal ha, per esempio, portato all’evidenza dei ricercatori la presenza di striature oblique dovute probabilmente al movimento masticatorio e anche alla presenza di particelle di carbonio, residui dei cibi cotti a contatto diretto con il fuoco.
I denti sono una piccola parte del nostro organismo e anche un semplice sorriso rivela molto di noi, quindi non dimentichiamoci di prendercene cura.